Altre curiosità coreane

Ecco altre curiosità notate durante il viaggio verso Busan.

Non è una prerogativa coreana, ma nei ristoranti in cui si servono zuppe o piatti particolarmente a rischio “macchia”, sono disponibili dei grembiuli. In Giappone e a Taiwan fanno lo tesso.

Sulle spiagge è più comune vedere delle pistole dell’aria compressa piuttosto che le docce. Credo che sia per via del fatto che fare il bagno nell’oceano non è comune come lo è farlo nel mediterraneo, e quindi molte delle persone stanno semplicemente in spiaggia. L’aria compressa aiuta a pulire via la sabbia dai piedi o dai vestiti.

A Busan ci è capitato di vedere dei misuratori di decibel con annessi pannelli luminosi. Non so se sia una cosa diffusa in tutto il paese ma è interessante vedere qui questo tipo di sensibilità all’inquinamento sonoro che in Europa si sta appena appena sviluppando. In effetti qui non abbiamo visto in giro gli scooter 50cc, che sono i peggiori in termini di rumore cittadino. Le piccole cilindrate sono state sostituite da modelli elettrici silenziosi. Anche i bus pubblici sono silenziosi se paragonati ad esempio a quelli parigini.

Sul lungomare abbiamo visto dei baracchini come questo dove molte coppie si fermavano a mangiare verso sera. Scelgono il chiosco con il pesce che preferiscono e lo indicano allo chef, che lo tira fuori e lì sul momento prepara una sorta di sashimi (pesce crudo) oppure lo fa passare velocemente sulla griglia.

Nelle città, tra un grattacielo e l’altro, capita di trovare quartieri residenziali di casette di due piani, di solito con colori e stili variegati. Anche se costruiti probabilmente senza una pianificazione urbanistica, risultano piacevoli per una passeggiata. Questa foto è stata presa a Busan ma anche a Seoul abbiamo visto quartieri del genere.

Sulle pubblicità o nei ristoranti ci è capitato di vedere delle scritte in inglese che non avevano alcun senso. Non semplici errori di grammatica o di vocabolario ma intere frasi senza senso. Probabilmente i traduttori online non sono ancora affidabili per la lingua coreana.

Il cristianesimo è la seconda religione del paese ed in giro si vedono molte chiese. Ma il modo in cui vivono la religione è un po’ diverso, più secolare sembrerebbe.

Come in Giappone, anche in Corea non è ammesso fumare nei luoghi pubblici. Si può fumare a casa propria oppure in specifiche zone designate che assomigliano a stazioni del bus.

Parco Seoraksan – vetta Biseondae

Il parco naturale Seoraksan è forse il più apprezzato del paese, ed in particolare il percorso che porta alla vetta Biseondae è considerata la valle più bella della Corea.

Il percorso è in realtà un anello molto lungo che richiede ufficialmente 12 ore di camminata con scarse possibilità di pernottamento dato che non ci sono rifugi in cresta. Noi abbiamo optato per raggiungere la vetta e poi ridiscendere dalla stesso versante, quello che costeggia il fiume, completando la camminata in 10 ore, inclusa qualche breve pausa.

La prima ora di percorso è quasi in pianura, in una vallata molto larga, sembra di camminare in una specie di parco con ponticelli e templi buddisti.

La seconda parte, che dura quasi 3 ore, è un po’ più ripida e con qualche sali e scendi. Molti tratti sono costituiti da una passerella sopraelevata, in legno o in metallo, che si arrampica pian piano sul versante, diventando all’occorrenza scala oppure ponte.

La vista è sempre spettacolare, le rocce spuntano dalla foresta con forme inaspettate ed il fiume accompagna buona parte del percorso con numerose pozze e cascate.

Ciononostante, non abbiamo visto nessuno farci il bagno, solo alcune persone immergerci i piedi, cosa che abbiamo fatto anche noi un paio di volte. Tra i coreani c’è una sorta di reverenza verso questo paesaggio idilliaco per cui anche il pediluvio lo si fa un po’ di nascosto.

Gli ultimi 2-3 km di percorso sono i più ripidi ed in alcuni punti è necessario aiutarsi con una corrimano per salire. Iniziano a vedersi degli scorci molto interessanti delle montagne attorno.

La vetta è a 1.214 metri di altitudine. Il dislivello dal campo base è quindi di circa 1.100 metri. Una volta arrivati in cima, oltre alle vicine montagne è possibile ammirare l’oceano e scrutando l’orizzonte 👀 si può anche scorgere la città di Sokcho. In lontananza, aiutandosi un po’ con l’immaginazione, le colline nord coreane.

Cucina coreana 3 – Sokcho

Sokcho è una città sulla costa ovest, a qualche km dalla DMZ e quindi dalla Corea del Nord. È una città di piccole dimensioni, non molto nominata nelle guide turistiche ma tutt’ora nel mezzo di un grande sviluppo urbanistico. Ci sono edifici in costruzione un po’ ovunque.

Tra i suoi punti di forza c’è che si trova nei pressi del più bel parco naturale montano del paese, è fornita di grandi spiagge sabbiose ed è a solo 2 ore di bus da Seoul (circa 30 euro per un biglietto in classe “excellent”).

La cucina locale è soprattutto pesce e la maggior parte dei ristoranti offre diverse versioni di quella che è una specie di insalata di pesce crudo.

A volte viene servito con una salsa piccante, altre volte agrodolce o a base di soia. Il tipo di pesce varia sempre, così come le alghe e le verdure. E a volte si tratta più di un brodo freddo che di una salsa.

Nella parte più vecchia della città si trova un ottimo mercato coperto che offre altri piatti. Qui abbondano i pesci essiccati, così come i dolci ai fagioli rossi, gli gnocchi di riso e le frittelle.

Ma quella che sembra essere la specialità del posto è un altro grande classico coreano: il pollo fritto.

C’è una bancarella in particolare che vende solo scatole di pollo fritto in 2 versioni, piccante o molto piccante, e che viene letteralmente presa d’assalto dai clienti. Tornando nel nostro hotel la sera ci siamo accorti che molti dei clienti ne avevano acquistate 2 o 3 scatole.

Sulla scatola c’è scritto che è molto buono se mangiato il giorno dopo. Noi l’abbiamo preso per il viaggio in treno del giorno seguente e confermiamo 😉.

Cucina Coreana 2 – mercato del pesce

In Corea quasi tutte le città, anche le più piccole, hanno un mercato del pesce, organizzato un po’ come ho visto fare a Taiwan.

Al piano terra ci sono le vasche con pesci, molluschi, crostacei, alghe e quant’altro si possa trovare nell’oceano, mentre al piano di sopra ci sono i ristoranti. In pratica si compra il pesce che si vuole mangiare e lo si fa portare al piano di sopra, dove lo cucinano e lo servono al tavolo.

Alcuni granchi, ma anche pesci e molluschi, sorprendono e un po’ intimoriscono per le loro dimensioni. Per chi non è abituato come me, si può dire che tutta la situazione in generale fa un po’ impressione.

Anche a Seoul, che non è sul mare, il pescato viene tenuto (vivo) nelle vasche, oppure viene venduto sulle bancarelle in versione essiccata. Non ho visto usare il ghiaccio, come si fa invece in Occidente.

Purtroppo non ho fatto foto alle bancarelle del pesce essiccato, quindi eccone una che ho preso al mercato di Hainchu in Taiwan, tanto per darvi un’idea di com’è. Questi sono calamari che sono stati essiccati all’aria aperta.

Curiosità coreane

Una delle cose più belle del visitare paesi lontani è il notare le differenze culturali, che anche se attenuate dalla globalizzazione, si continuano a nascondere un po’ ovunque.

Ecco di seguito in ordine sparso delle cose che ho notato, alcune magari insulse altre più significative.

I lavoratori edili la mattina, prima di iniziare a lavorare fanno l’appello e discutono il da farsi, per cui una volta che tutti sono in posizione, i capi squadra si avvicendano al microfono per quasi un‘ora.

Quando ci sono i lavori in corso si mette una passerella antiscivolo e anti-fango per i pedoni. Un tappeto molto spesso ricavato dall’albero di palma, che rimane in buono stato anche durante gli acquazzoni. Lo stesso materiale viene usato sui sentieri di montagna nei punti in cui si rischia di scivolare.

Negli hotel ma anche in alcuni ristoranti, ci si toglie le scarpe all’entrata. I pavimenti sono di legno o di resina quindi non troppo freddi, e la sensazione è un po’ quella di essere a casa di amici.

Come in buona parte dell’Asia, il numero 4 è un numero da evitare, la parola quattro quando pronunciata assomiglia alla parola morte, per cui è di cattivo auspicio. Capita quindi che gli ascensori non abbiano il numero 4 ed il conteggio passi direttamente da 3 a 5.

I tunnel stradali in città hanno una parte separata dedicata ai pedoni che, incredibilmente, non puzza di urina. Alcuni sono anche climatizzati.

I pullman per muoversi da una città all’altra sono molto comodi, alcuni con sedili simili alla prima classe degli aerei. Quando si arriva a destinazione l’autista scende per primo e saluta uno a uno i passeggeri che ricambiano con un ringraziamento.

Le stazioni dei treni e dei bus, anche quelle minori, hanno sempre ristorantini e chioschetti per mangiare. Il cibo in generale non manca mai.

Cucina Coreana 1

La cucina coreana, come molte cucine asiatiche, è una cucina conviviale e prevede piatti condivisi anziché un piatto per ciascun commensale.

Vengono sempre serviti dei piccoli piatti, anche questi in condivisione, che precedono e accompagnano i piatti principali. Dai 2 agli 8 piattini, a seconda del ristorante e del numero di persone.
Funghi e verdure fermentate la fanno da padrone in questo caso, con il famoso kimchi (cavolo fermentato e piccante) che non manca mai.

A questi piccoli piatti si aggiungono poi delle grandi marmitte o pentole che contengono le portate principali. Non c’è una regola precisa sull’ordine o sugli accostamenti da fare, con le bacchette o col mestolo, si prende un po’ di cibo da un piatto e lo si porta nella propria scodella, si fanno due bocconi e poi si ricomincia.

Molte delle ricette includono un fornellino sul tavolo, un po’ come si fa con la fondue svizzera, ma in questo caso la pietanza è un po’ più elaborata. Ad esempio può includere il polpo, come in questo ristorante di Seoul in cui siamo stati e che è specializzato in ricette di polpo. In effetti non c’era un piatto che non lo includesse.

Oppure può includere il pollo, come nel famoso e popolare (in tutti i sensi) dak baeksuk, per cui in un enorme pentolone si cuoce un pollo intero ogni 2 persone. Nel brodo poi si aggiungono verdure, noodles o gnocchi di riso a volontà.

Per quanto riguarda il bere, servire l’alcool a tavola è molto comune in Corea. La bevanda alcolica nazionale è il Soju, è ricavato dal riso ed è piuttosto forte, si aggira sui 15°. È consumato in bottigliette di vetro da circa 30 cl e dalla forma abbastanza riconoscibile.

Se avete visto delle serie tv o dei film coreani l’avrete di certo notato e il modo in cui viene servito assomiglia un po’ a un rituale: per tradizione non si versa mai nel proprio bicchiere se non prima di aver versato in quello dell’altra persona.

Dove hanno inventato l’alfabeto coreano

Abbiamo passato la mattina in Ikseondong Hanok Streets che è un complesso di edifici in legno tradizionali (Hanok) oggi riconvertiti in boutique e caffè un po’ di ogni tipo. Si tratta di vicoli a volte molto stretti e abbastanza frequentati perlopiù dai giovani.

Ci sono anche alcuni ristoranti specializzati in pasta e risotto ma le ricette sono un po’ particolari e sicuramente poco italiane. Ad esempio gli spaghetti con cocco, carote, grana padano, crema all’aglio e aneto. Piatto che purtroppo non posso recensire perché non l’ho provato 🙃.

Nel pomeriggio siamo andati a visitare il palazzo reale Gyeongbokgung, distrutto durante l’invasione giapponese del 1592 e ricostruito solo nel 19esimo secolo.

Il palazzo assomiglia vagamente al palazzo imperiale di Beijing, sia come struttura che architettura, anche se un po’ meno sfarzoso. Gli edifici interni, in legno e ben decorati, sono separati da enormi piazzali, sempre circondati da muri e colonnati.

Uno degli edifici si dice sia stato il luogo dove nel 15esimo secolo abbiano inventato l’alfabeto coreano, che conta 19 consonanti e ben 21 vocali. Prima della sua invenzione il coreano veniva scritto usando l’alfabeto cinese. Infatti, dato che ogni sinogramma cinese viene letto con un determinato suono, i coreani li utilizzavano per scrivere le parole della loro lingua. Ovviamente senza considerare il significato originale del sinogramma stesso.

P.S.
Attorno al palazzo ci sono diversi negozi per noleggiare i vestiti coreani tradizionali, il che da diritto a un’entrata gratuita al palazzo. In effetti passeggiando nei dintorni si incontrano diverse persone con un vestito Hanok, soprattutto ragazze. Per i coreani è comune poi andare negli studi fotografici, o nei più modesti “photo-boots” per farsi fotografare in costume.

Il compleanno di Buddha

Per il compleanno di Buddha in Corea del Sud organizzano grandi celebrazioni, in particolare Seoul ospita una grande parata il fine settimana che precede la data del compleanno, e che per fortuna siamo riusciti a vedere 😉.

Alla parata partecipano migliaia di persone provenienti da associazioni, club, scuole, università… Praticamente chiunque può prendervi parte.

Il buddismo è la prima religione del paese (28%) seguita un po’ a sorpresa dal cristianesimo (24%). In effetti in città ci sono molte chiese, e ogni tanto si sentono le campane, che per un italiano fa allo stesso tempo un po’ strano e un po’ aria di casa.

Il corteo era così lungo che nel frattempo siamo andati al mercato locale a mangiare cose buone. In Corea come in altre parti dell’asia, i “food market” sono soprattutto notturni per cui rimangono aperti fino a tardi. Qui le persone di norma cenano presto, ma poi a volte, sul tardi, vanno al mercato a “stuzzicare” qualcosa. Uno dei piatti nazionali è il tteokbokki, degli gnocchi di riso di forma tubolare o appiattita, cotti in una salsa rossa piuttosto piccante a cui si può aggiungere anche delle verdure bollite. E’ anche uno dei piatti coreani più facili da trovare in Europa e sicuramente uno dei nostri preferiti 💯.

Arrivo a Seoul

Il trasporto bus dall’aeroporto di Incheon alla città è facile e comodo. Basta dire il nome dell’hotel alla biglietteria per ricevere il numero della piattaforma a cui recarsi per prendere il bus. Il costo è sui 10 euro a persona e il viaggio va da 30 a 90 minuti a seconda di dove sia l’hotel. Il nostro è a Dongdaemon e il percorso per arrivarci ci ha permesso di vedere vari quartieri della metropoli.

Fun fact: agli incroci ci sono spesso degli ombrelloni sui marciapiedi, sono per i pedoni che aspettano la luce verde. Infatti mentre l’inverno è molto rigido con temperature che arrivano a -15°, in agosto si possono passare i 35°, con alti tassi di umidità.

Il bus ha i sedili extralarge ma non è un’eccezione: I pullman in Corea sono piuttosto comodi, sono molto utilizzati per viaggiare da una città all’altra in alternativa ai treni, per cui il sistema è piuttosto capillare ed efficiente.

Questi tipi di bus sono chiamati “intercity” o “express”, a seconda che siano diretti o facciano fermate intermedie. Queste 2 tipologie di bus spesso usano 2 differenti stazioni, per cui in ogni città c’è un hub per i bus express e un altro per quelli intercity. Esistono diverse classi di comfort ma in generale si tratta di un livello piuttosto alto se comparato allo standard europeo.

Prima colazione a Taiwan

La colazione a Taiwan è cosa seria. La si fa fuori casa, in locali che lavorano dalle 5:00 alle 12:30. Niente brioscina o biscotti, ma roba abbondante e sostanziosa, quasi sempre con uova.

Il piatto nazionale è una specie di omelette fatta con farina di patate dolci e farcita in vari modi: verdure, carne di maiale, tonno, funghi… Ma queste stesse farciture le servono anche in altri formati: toast, hamburger e croissant. Servono anche noodles fritti al pepe nero, un condimento specifico per la colazione che consiglio vivamente 😊.

Altro piatto che consiglio è il toast vegetariano, con uova, pomodoro, insalata, uvetta e germogli di alfalfa.

Per il bere c’è del the, del latte di soia e del caffè. Il caffè è americano, servito caldo in una tazza oppure freddo in un bicchiere con cannuccia, che fa strano all’inizio ma ci si abitua in fretta.

Praticamente nessuno fa colazione a casa, anche perché un piatto costa uno o due euro e se fatta abbondante può strategicamente sostituire il pranzo. Dopo le 12:30 infatti questi negozi chiudono e in giro si trovano solo ristoranti veri e propri, che offrono piatti diversi e leggermente più costosi.